Titolo: Internet e
diversamente abili - una storia
Autori: Gennaro Morra
Data: 06 giugno 2003
Venire al mondo con un corpo menomato, con
un fisico che non svilupperà quelle capacità e funzionalità che sono
peculiari nel corpo di un uomo così detto normale, condannano il
menomato a una vita diversa. In particolare, per chi, come me, ha avuto
la sfortuna di avere il cervelletto lesionato durante il parto, le
probabilità di poter vivere un'esistenza normale non sono molto alte. Io
sono nato nel 1972, in un'epoca in cui la scienza e la tecnologia in
certi campi non avevano ancora raggiunto i livelli incredibili dei
nostri giorni. Soprattutto la tecnologia non era alla portata di tutti.
Certo, l'uomo era già stato sulla luna, ma il Personal Computer era solo
un sogno di qualche ragazzo stravagante, che, dall'altra parte del mondo
armeggiava con transistor e quant'altro nel garage di casa sua. Chissà
se quel ragazzo si rendeva conto del valore enorme che avrebbe avuto la
sua invenzione un ventennio dopo nella vita di miliardi di persone? I
dottori diagnosticarono il mio handicap come tetra-paresi spastica e
dissero ai miei genitori che non c'erano cure o interventi chirurgici
che potessero rimediare al danno che quel parto difficile mi aveva
procurato. Né in Italia, né in qualunque altra parte del mondo. L'unico
consiglio che diedero fu quello di farmi fare tanta fisioterapia, solo
così avrei potuto ottenere qualche progresso. Da quel momento cominciò
la mia lotta per conquistare un'esistenza dignitosa, per ottenere quel
minimo di autosufficienza che mi consentisse di non restare emarginato.
La prima piccola, grande conquista fu quando, all' età di 2 anni,
cominciai a mantenermi seduto. Il traguardo successivo lo raggiunsi
quando imparai ad andare gattoni. Infine, il traguardo più ambito: avevo
già 10 anni quando cominciai a muovere i primi passi. Il lavoro delle
fisioterapiste aveva dato i suoi frutti. Un lavoro lento, ma costante,
fatto di esercizi semplici e talvolta noiosi, ma che erano serviti ad
impostare degli schemi di movimento utili ad educare il corpo a muoversi
il più correttamente possibile, imparando a superare gli ostacoli posti
dal mio handicap. Riuscire a camminare da solo era stata di sicuro la
mia conquista più importante, ma nel frattempo avevo raggiunto tanti
altri piccoli traguardi. Avevo imparato a mangiare da solo, a scrivere,
a vestirmi e svestirmi almeno parzialmente. Ero capace di giocare a
pallone, a biglie, a figurine, a bigliardino. Ognuna di queste attività,
però, futili alcune, se si vuole, o di vitale importanza altre, mi
costringevano a trovare dei "trucchi", degli schemi di movimento, delle
posizioni particolari che mi consentissero di recuperare il controllo
del mio corpo per costringerlo a fare ciò che la mente, con fatica, gli
ordinava. In questo modo, tutto diventava, in maniera del tutto
incosciente, un continuo sfidare le mie capacità, una costante ricerca
di strategie alternative che mi permettessero di centrare l'obiettivo. E
non aveva molta importanza se il traguardo fosse di riuscire a portare
il cucchiaio alla bocca o bocciare con la mia biglia quella dell'
avversario, il mio impegno profuso per riuscire a compiere gesti che per
gli altri erano del tutto naturali non mutava di intensità. In questo
modo scoprì, ad esempio, che per riuscire a scrivere o a disegnare
dovevo spostare tutto il peso del corpo sulla penna. M'inventai, così,
una posizione alquanto bizzarra, ma molto efficiente, per riuscire nel
mio intento: mi sistemavo con il quadernone sul pavimento, accovacciato
sui ginocchi, con la schiena ricurva in avanti nell'intento di
proiettare tutto il peso e tutte le energie sulla penna, tentando di
fare meno sbavature possibili. Certo, insieme agli insegnanti e ai
terapisti, tentammo di adottare altre soluzioni che fossero più consone
alla naturale postura dello scrivano e soprattutto meno stancanti.
Provammo allora ad abbassare il banco, alzare la sedia, applicare dei
fermi per fissare bene i quaderni sul banco. Tutte buone soluzioni, che
non davano, però, risultati migliori o simili a quelli ottenuti quando
scrivevo o disegnavo accovacciato a terra. E il bello è che a me
scrivere piaceva molto. Riuscivo a scrivere, è vero, ma facevo una gran
fatica. E per quanto io provassi a tener duro, a non sentirla quella
fatica, ero consapevole che non potevo andare avanti in quel modo, non
ero in grado di esprimere tutte le mie potenzialità e questo mi
frustava. Anche perché non avevo solo il problema della fatica da
risolvere, ce n'era un altro al quale io non potevo trovare soluzioni:
il tempo. Il tempo ti frega sempre. Il tempo è sempre poco anche per i
normodotati, figurarsi per uno come me che poteva andare ad una velocità
tre volte inferiore. Allora ci voleva un'idea, qualcosa che portasse un
cambiamento radicale. E finalmente un giorno a qualcuno balenò in testa
l'idea di mettermi davanti ad un computer. Era la svolta. I personal
computer avevano fatto la loro comparsa sul mercato italiano nei primi
anni '80. La leggendaria casa produttrice Commodore ne aveva lanciato
diversi tipi e a casa mia arrivò il modello più gettonato: il mitico
C64. Per un bambino di 13-14 anni l'acquisto di un PC significava
soprattutto avere a disposizione un'intera galleria di nuovi giochi, per
il sottoscritto, invece, voleva dire molto di più. Finalmente potevo
scrivere tutto ciò che volevo, stando semplicemente seduto alla
scrivania. Niente più mal di schiena e crampi alle ginocchia. Niente più
penne spezzate, fogli bucati e calli alle mani. Ora me ne potevo stare
comodamente seduto e, lettera dopo lettera, parola dopo parola, comporre
i miei temi, i miei riassunti, le mie relazioni senza dovermi
risparmiare, senza l'obbligo di dover essere sintetico sennò poi la
schiena, le ginocchia e i calli alle mani iniziano a far troppo male. La
tecnica che adottai x digitare era semplice: la mano destra teneva il
più possibile ferma l'altra mano, tiravo fuori il mio indice sinistro e
con questo pigiavo sui tasti. Sbagliavo molto, certo, ma potevo
cancellare e riscrivere tutte le volte che volevo. Questo era un
grossissimo vantaggio che mi regalava il computer e che, invece, la
macchina per scrivere non poteva offrirmi, motivo x cui mi era sempre
risultato poco agevole usarla. Naturalmente, neanch'io mi lasciavo
sfuggire l'aspetto ludico del PC. Cominciai ad appassionarmi ai
videogiochi, scoprendo che anche quelli erano uno strumento per
prendermi una piccola rivincita "virtuale". Perché se nella realtà non
potevo essere certo un calciatore provetto, nei videogiochi che
simulavano i miei sport preferiti divenni bravissimo ed ero in grado di
sfidare chiunque senza aver paura di partire battuto. Nacque così la mia
passione x il computer, questa sorta di simbiosi che ho creato con
questa macchina tanto speciale, che ormai considero un prolungamento di
me stesso. Il PC ha accompagnato gran parte della mia vita e grazie a
lui la qualità della mia esistenza è migliorata moltissimo, tanto che
non saprei immaginarla senza questo prezioso strumento. In realtà dovrei
ringraziare chi ha pensato di costruirla questa macchina e chi ne ha
reso possibile tutte le innumerevoli evoluzioni. Dovrei essere grato a
quel ragazzo americano che trent'anni fa circa giocava con dei
transistor nel garage di casa sua; dovrei ringraziare il signor
Commodore, gli ingegneri della IBM, il tanto odiato Bill Gates e tutti
quelli che lavorano al sistema operativo Windows e ai pacchetti
applicativi Microsoft, che si sono inventati il mouse virtuale . In
particolare dovrei ringraziare chi, alla fine degli anni '90, ha avuto
la geniale intuizione di collegare due computer a migliaia di chilometri
di distanza tramite linea telefonica. La nascita di internet, la rete
delle reti, è stata, infatti, la seconda grande svolta della mia vita.
Internet, il web, la chat mi offrivano la possibilità di entrare in
contatto con centinaia, se non migliaia di persone senza nemmeno uscire
di casa. Soprattutto avevo l'occasione di farmi conoscere da altre
persone, di presentare al pubblico ciò che in tutti quegli anni avevo
imparato a fare col PC. Sentivo che internet sarebbe stata una delle
invenzioni più importanti del XX secolo, una innovazione talmente grande
da produrre un'autentica rivoluzione nella comunicazione mediatica ed io
dovevo partecipare a quella rivoluzione, anche a costo di trascurare i
miei studi di sociologia. Quindi non c'era tempo da perdere, dovevo al
più presto procurarmi la tecnologia e le conoscenze adatte x entrare in
rete. Subito mi venne in mente che potevo finalmente realizzare un mio
vecchio sogno: pubblicare un giornalino. Ed ora, x giunta, potevo farlo
da solo. Diedi vita così ad "Alternative On Line", un sito che trattava
di attualità e cultura generale. Nel primo numero feci tutto da solo:
raccolsi il materiale, scrissi qualche articolo e impaginai il tutto.
Addirittura ero riuscito a convincere due miei amici imprenditori a
comprare spazi pubblicitari sul mio sito. In quel modo anche le spese x
attivare l'abbonamento x la connessione ad internet erano state coperte.
Non so dire se AOL ebbe un buon successo di pubblico, di sicuro era
seguito ed apprezzato nella piccola cerchia dei miei amici, tanto che
alcuni di loro si offrirono di darmi una mano nel redigere i numeri
successivi. L'esperienza di AOL durò un anno, ed anche se magari il
giornale non lo leggeva nessuno (o quasi), quell'anno fu ricchissimo di
belle esperienza, che fecero nascere in me la consapevolezza che nel
campo del webdesigning avrei potuto trovare la mia giusta dimensione.
Avevo scoperto che l'e-mail, ad esempio, erano utilissime per stare in
contatto con chi collaborava con me, potendo ricevere e inviare il
materiale che serviva x redigere il giornale in pochi minuti. Mi ero
lasciato affascinare dalla chat e dalla possibilità che mi dava di
conoscere tantissima gente senza dovermi preoccupare dell'impatto che
avrebbe avuto il mio handicap su coloro con cui cercavo di intraprendere
una conversazione. Infatti, in quella particolare dimensione dove
l'immagine e la voce venivano annullate, io ero davvero uno come tanti,
forse solo un po' più lento nel digitare. Chattare, però, non era
affatto semplice. Nemmeno tutti quegli anni passati al PC mi avevano
fatto acquisire la velocità sufficiente x seguire una conversazione,
senza contare che spesso dovevo seguirne più di una. Ancora una volta mi
fregava il tempo. Come al solito non mi diedi x vinto. Non sono il tipo
che rinuncia tanto facilmente ad una cosa tanto bella ed importante.
Negli anni avevo già dovuto cambiare la mia tecnica di digitazione varie
volte, soprattutto il passaggio dal C64 alla tastiera del compatibile
IBM era stato molto complesso. Nei nuovi PC molte funzioni erano
attivabili premendo due tasti contemporaneamente e solo il mio indice
non bastava più. Fu così che iniziai ad aiutarmi con il naso. Ad
esempio, x copiare qualcosa i tasti da premere erano CTRL+C. Quindi x
riuscire ad attivare la funzione copia appoggiavo la mano sinistra sul
tasto CTRL e col naso davo un colpo sulla C e il gioco era fatto.
Confesso, però, che l'idea di usare il naso non mi allettava molto. Mi
vergognavo un po' nel mostrare agli altri cosa ero costretto a fare pur
di riuscire ad attivare certe funzioni o a digitare determinati
caratteri. Anche x questo avevo sempre scartato l'idea di abbandonare
l'uso dell'indice x adottare una tecnica che si avvalesse esclusivamente
dell'ausilio del naso: mi vergognavo come un ladro. L'amore x la chat e
la voglia irrefrenabile di comunicare e conoscere nuove persone mi
diedero il coraggio x superare ogni mia remora e affrontare quella nuova
sfida. Non ci volle molto a capire che l'uso del naso mi rendeva più
veloce e la chat era un buonissimo allenamento x perfezionare la
tecnica. In pochi mesi riuscii a triplicare la mia velocità di
digitazione ed ormai in chat riuscivo a seguire anche due o tre
conversazioni contemporaneamente. Oltre alla scoperta delle chat line e
di tutte le potenzialità che mi offriva internet, in quell'anno un altro
avvenimento cambiò di parecchio il corso della mia vita. Una sera,
scaricando i messaggi di posta elettronica, notai con sorpresa che mi
aveva scritto un mio vecchio amico che non vedevo, né sentivo da anni.
Avevamo frequentato insieme gli ultimi due anni dell' Istituto Tecnico x
Periti Informatici, ma dopo il diploma c'eravamo persi di vista.
Nell'e-mail Enrico mi diceva che non s'era fatto più vivo, né con me, né
con gli altri ragazzi della classe, perché aveva smarrito l'agendina con
tutti i numeri di telefono. Seguitava a raccontare che aveva solo da
qualche mese attivato la connessione ad internet e una delle prime cose
che aveva cercato sul web erano stati gli indirizzi e-mail dei suoi
vecchi amici. Proprio in uno degli elenchi presenti on line aveva
trovato il mio e mi aveva scritto immediatamente. Fui contento di
ritrovare Enrico, era stato sempre un buono amico ed in classe era uno
di quelli con cui avevo legato di più. Una settimana dopo riuscimmo ad
organizzare una rimpatriata con tutti i ragazzi della classe. In quella
occasione Enrico mi fece i complimenti x il sito che avevo costruito,
l'aveva trovato bello interessante. Poi mi parlò di un suo fratello, che
era diventato segretario generale di un'importante organizzazione
sindacale autonoma, e mi chiese se volevo costruire il loro sito web. Da
allora sono passati circa quattro anni, io sono ancora il webmaster del
sito della FLP Finanze (ex FIALF) e curo molti altri siti. Enrico è un
dottore commercialista e lavora insieme all'altro fratello, che è
titolare di uno dei più rinomati studi di commercialisti e revisori
contabili. Insieme abbiamo creato decine di siti web, uno dei
quali,www.contribuenti.it, è divenuto un punto di riferimento x tutti i
contribuenti italiani. Tutti i siti sono curati da me e svolgo il mio
lavoro standomene tranquillamente a casa. Oltre alla FLP Finanze e allo
Studio Carlomagno, si avvalgono della mia collaborazione anche
l'Associazione dei Consumatori Adiconsum e l'Associazione Antiusura e
Antirachet San Giuseppe Moscati presieduta da Padre Massimo Rastrelli.
Sono molto fiero di tutto ciò che sono riuscito a costruire in questi
quattro anni, anche se mi resta un solo cruccio: non aver conseguito
ancora la mia laurea in sociologia. Anche in quello, però, sono
vicinissimo al traguardo. Credo, comunque, di non dovermi pentire per
aver trascurato l'università, perché ho investito il mio tempo ed il mio
impegno per aprire strade importanti e molto percorribili in futuro.
Spesso si sentono dire in giro frasi del tipo: "Dio vede e provvede"
oppure "Ciò che la natura toglie da un lato, restituisce da un altro".
Io credo semplicemente che un uomo, quando è in difficoltà, deve
aguzzare l'ingegno per uscire da una situazione negativa e ritrovarsi in
una più comoda. Ho già raccontato come, sin da piccolo, ho dovuto
continuamente inventarmi nuove strategie x poter superare le difficoltà
che il mio handicap mi poneva nello svolgere determinate attività.
Proprio questo continuo allenamento nella risoluzione di problemi
oggettivi ha fatto crescere in me una spiccata vena creativa, che oggi
mi torna utilissima nel mio lavoro. Alla luce di queste brevi
considerazioni, sono d'accordo con chi sostiene che un disabile può e
deve essere reputato una persona "diversamente abile", ovvero un
individuo che, menomato in certe capacità e/o funzioni, ne ha sviluppate
altre, spesso a livelli superiori rispetto alla media. La mia speranza è
che questa nuova teoria si diffonda e si affermi nell'opinione pubblica,
così da favorire il pieno inserimento delle persone disabili nella vita
sociale. Troppi talenti sono già stati sprecati e sarebbe un delitto
lasciare che restino ancora emarginati. Gli sviluppi eclatanti della
tecnologia hanno creato i presupposti x risolvere tutti i problemi
logistici che c'erano una volta x inserire una persona disabile in un
contesto lavorativo. Adesso non ci sono più scuse: il mondo dei
normodotati non può più fare a meno di noi!
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Titolo: Liberiamo libero@sogno
Autori: Il coordinamento di LiberiamoSogno - Teje, Aldo e Mimmo -
Data: 24 ottobre 2002
LiberiamoSogno rappresenta un grande gruppo di utenti insoddisfatti dei
servizi di connessione (la flat libero@sogno) gestiti da Wind-Infostrada.
Attualmente la comunità ha superato i 2500 iscritti e registra circa
30.000 visite mensili sul website. Questa comunità di utenti si è
spontaneamente formata a seguito di una "protesta nazionale" per azioni
ritenute ingiuste nei confronti degli utenti stessi e si è riunita
attorno ad un sito web, gestito da alcuni protestatari che la
coordinano. Ripercorriamo l’ evoluzione di questa vicenda.
Il Provider Wind-Infostrada ha costretto i propri abbonati a sopportare
più volte in pochi mesi sensibili riduzioni delle ore di connessione e
aumenti del costo dell'abbonamento, in aperta violazione delle norme
contrattuali.L'ultima variazione contrattuale prevedeva addirittura un
aumento del costo dell'abbonamento ed una riduzione dl tempo di
connessione pari a 120 ore al mese circa. Crediamo che tutto ciò riveli
i piani del Provider, miranti a costringere gli utenti ad abbandonare
spontaneamente la flat libero@sogno, per confluire verso le connessioni
ADSL che, tra l'altro, sono già anch'esse contestate poiché, a detta di
numerosi utenti che le hanno sottoscritte, funzionano male e non secondo
quanto promesso. Gli uffici di Wind-Infostrada e la sede del
Garante per le TLC sono stati sommersi in breve tempo da migliaia di
lettere di protesta. Ciò ha determinato l'intervento del Garante per le
TLC. A questa istituzione, gli utenti di libero@sogno
hanno chiesto che a Wind-Infostrada vengano imposte l'applicazione ed il
rispetto delle norme contrattuali. Una più dettagliata descrizione dei
fatti, ordinata cronologicamente, è visionabile nel sito ufficiale della
protesta:
http://digilander.libero.it/liberiamosogno/. Alcune Associazioni dei
Consumatori, presa cognizione dei fatti, hanno già provveduto a
diffidare Wind-Infostrada dal mettere in atto i propri intendimenti.
Anche il Garante per le TLC è stato informato e si attende il suo
intervento. Nonostante molteplici solleciti dei cittadini, purtroppo
fino ad ora, nelle riunioni tenute, questa Authority non ha ancora
ritenuto opportuno intervenire. Quanto accade la dovrebbe dire lunga a
proposito del periodo caotico che sta attraversando il mondo della
Comunicazione nel nostro paese, in assenza di regole certe, a dispetto
dell'impegno del legislatore e degli organismi preposti dello Stato,
soprattutto considerando il fatto che proprio recentemente la
"Commissione Infrastruttura e reti" dell' Autorità per le TLC ha varato
una serie di provvedimenti (delibera N. 25/01/CIRN) che dovrebbero
incentivare l'accesso ad Internet per tutte le famiglie italiane a costi
contenuti. I Media stanno via via aderendo alla nostra azione, fornendo
supporto ed assistenza: siamo lieti di ricevere il segno di un vostro
interessamento alla vicenda: la diffusione di questa notizia potrebbe
arrivare a molti utenti di libero@sogno ancora non informati della
esistenza di un centro della protesta con un suo indirizzo. Cosa abbiamo
ottenuto fino adesso?
Il 31 luglio è avvenuto un primo incontro tra Wind-Infostrada, Il
Garante e la Federconsumatori, che guidava una cordata di altre
associazioni: il Provider è stato "invitato" dal Garante a
congelare nuovamente la messa in atto dei suoi propositi per altri 30
giorni! In totale le vecchie condizioni contrattuali sono state
ripristinate per i mesi di luglio e agosto, dal 1 settembre sono state
applicate le nuove condizioni decise da Wind. Purtroppo pare anche, come
affermato da molti consumatori, che Wind non avrebbe provveduto ad
informare una grande parte della sua clientela della sospensione delle
variazioni al contratto, provocando un grave disservizio e un naturale
ulteriore grave danno per i suoi utenti, che, non essendo stati
informati, non hanno potuto usufruire di circa 250 ore utili e "dovute"
per collegarsi alla rete. Una ulteriore riunione del Garante per
le TLC tenutasi nella metà del mese di settembre, ha evidenziato che un
pronunciamento sulla questione libero@sogno non è stata ancora presa in
esame dall'Authority, nonostante le moltissime segnalazioni di protesta
di utenti italiani arrivate nei suoi uffici. Inoltre, non
soddisfatta dal "non pronunciamento" del Garante per le TLC, la comunità
di LiberiamoSogno, insieme alla Federconsumatori, a breve avvierà una
serie di azioni legali per ottenere il rispetto e l'applicazione delle
norme contrattuali e per il riconoscimento e risarcimento dei danni
subiti dagli utenti di libero@sogno . Cosa ci auspichiamo?
Un aiuto piccolo o grande che sia, ma pure convinto e convincente, un
importante passo per determinare scelte epocali, foriere di grandi
cambiamenti e di grandi conquiste per la giustizia e la democrazia nel
nostro paese. Ma per fare ciò è necessario innanzitutto che gli italiani
siano informati di ciò che sta avvenendo in questo settore!
Desideriamo ringraziare l’A.N.L.U.I. per l'opportunità offerta
alla comunità di LiberiamoSogno di poter esprimere idee ed istanze, al
fine di raggiungere un ulteriore numero di Utenti Internet, con l’invito
a continuare a dare spazio alla causa delle decine di migliaia di utenti
di libero@sogno che si sentono maltrattati, perché voi avrete
sicuramente compreso che si tratta di una battaglia combattuta anche per
i 18 milioni di utenti italiani della rete affinché siano tutti
informati delle azioni messe in atto per la tutela dei loro diritti...
azioni a difesa delle persone comuni: per le quali è sempre giusto e
dignitoso battersi.
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Titolo: Professioni web, certificazioni e selezione
Autori: Gianluigi Paganelli - Raffaele Pinto
Data: 02 settembre 2002
Per i dipendenti del Pubblico Impiego, quest’autunno sarà molto
importante. Si apriranno infatti all’ARAN (Agenzia per la rappresentanza
Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) le trattative per i rinnovi
degli undici Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro dei dipendenti
della Pubblica Amministrazione. In questo contesto si tenterà di
affrontare un problema che sta a cuore a migliaia di lavoratori che da
tempo aspettano il riconoscimento giuridico per l’attività che prestano
elaborando e gestendo i siti internet istituzionali. Alla fine di luglio
di quest’anno due Associazioni legate da un patto federativo (A.N.I.P.A.–
Associazione Nazionale Informatici Pubblica Amministrazione -
www.anipa.it - e A.N.L.U.I. – Associazione Nazionale Lavoratori ed
Utenti Internet – www.anlui.org -), hanno proposto le declaratorie dei
profili professionali per la classificazione di detti lavoratori al fine
di dare, una volta per tutte, certezze nel riconoscimento delle mansioni
svolte. Certo nessuno ha la bacchetta magica per risolvere un problema
diventato ormai annoso. Solo coinvolgendo più volontà positive (parte
datoriale e Organizzazioni Sindacali) si può arrivare al giusto
risultato che ogni Associazione auspica di raggiungere. In fase di
trattativa negoziale si chiederà il riconoscimento dei diritti acquisiti
dai lavoratori salvaguardandone le professionalità evidenziate nel corso
degli anni indipendentemente dal titolo di studio posseduto. Attualmente
in Italia esiste il vuoto assoluto sulle nuove professioni con
particolare riferimento alla new economy. Vengono spesso definite figure
molto pittoresche che fanno solo sorridere. Assistiamo, chissà perché,
ad una importazione forzata di declaratorie professionali in questo
settore. Ma la realtà economica Italiana è particolare come è altresì
particolare la definizione dei c.d. “standard” che devono poi
essere applicati “in loco”.
Una
puntualizzazione a parte va fatta poi per le certificazioni. Tale
requisito riteniamo sia inutile in quanto, una volta definiti i nuovi
profili professionali, a regime, il professionista del Web, in possesso
di requisiti culturali specifici, dovrà partecipare ad una selezione
pubblica che dovrà prevedere il superamento di prove teoriche e
pratiche.
Diversamente concepito è il settore privato che comprende i lavoratori
dipendenti di aziende, inquadrati in una miriade di Contratti nazionali
di lavoro (metalmeccanico, commercio, telecomunicazioni, etc.), e i
liberi professionisti. Mentre per i primi occorrerà un Contratto di
categoria specifico, per i secondi stiamo assistendo ad un vero “Far
web”, dove le nuove leve si trovano proiettate in un mercato che punta
sistematicamente al ribasso, svilendone le capacità professionali e
allontanandole da questo settore temporaneamente in crisi poiché non
regolamentato. Siamo i primi che chiedono regole certe ma non per questo
non provvederemo a tutelare chi nel caos fino ad oggi si è impegnato nel
rendere operativa la macchina pubblica facendola camminare al passo dei
tempi. L’attuale riconoscimento passa esclusivamente per il lavoro
svolto in questi anni.
E’ solo
perseverando nello svolgimento di un lavoro obiettivo ed onesto, a
favore di chi fino ad oggi tanto ha dato e vuole continuare a dare, che
la confusione si dissolve come nebbia, facendo emergere un lavoro di
equipe che comunque dà origine ad un ordinamento necessario e sempre in
condizione di essere migliorato con l’evoluzione dei tempi e delle
tecnologie.
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Titolo: Internet e professionalità: la nuova frontiera della
Pubblica Amministrazione
Autore: Leonardo Baldassarri
Data: 31 luglio 2002
Oggigiorno gli Enti
Pubblici, sono ormai dotati di un sito internet. Nel corso degli
anni abbiamo potuto assistere ad una evoluzione di questi siti, sia per
quello che riguarda l’impostazione che la struttura. Infatti, le prime
realizzazioni consistevano in una semplice pubblicazione in rete di atti
amministrativi, circolari e normative, precludendo l’interazione con il
cittadino che si riduceva a pochi punti di contatto, quali l’indirizzo
e-mail oppure un modulo online.
Terminata la
fase pionieristica si è entrati in quella attuale dove si può
constatare, in modo particolare, l’evoluzione appena accennata
consultando alcuni siti attuali fra i quali:
www.poliziadistato.it,
www.finanze.it, questi
offrono dei veri e propri servizi online, semplificando la vita del
cittadino: dalla ricerca di un’auto rubata, alla dichiarazione dei
redditi.
Interessante è capire come nascono e sono gestiti questi siti, e per un
sindacato è soprattutto importante capire come viene inquadrato
giuridicamente ed economicamente il personale impiegato.
Nella prima fase, il cosiddetto “FARWEB” dove, per la P.A. internet era
ancora una landa inesplorata, la gestione dei siti era affidata al
C.E.D. (Centro Elaborazione Dati) oppure a gruppi di lavoro composti per
lo più da personale “pescato” da vari uffici che avesse una conoscenza,
anche sommaria, della materia. Conoscenza, che è il caso di ricordare,
dovuta più all’interesse e buona volontà del singolo, che al risultato
di un processo formativo sviluppatosi nell’ambito dell’Amministrazione
stessa. Molte persone, quindi, si sono riconvertite ad una nuova
professionalità completamente slegata dal profilo lavorativo per il
quale erano state assunte.
Nella P.A. è
in atto la seconda fase “evolutiva” in internet: fornire servizi. Il
cittadino, oramai, utilizza abitualmente internet nella vita quotidiana
e sollecita alla P.A. l’erogazione di servizi ed il rilascio di
informazioni in modo semplice, rapido ed economico. E’ una rivoluzione
al contrario: non è lo Stato che decide di attuare il c.d. E-Governement,
ma sono le continue pressioni del cittadino che costringono le varie
amministrazioni ad adeguarsi alle nuove esigenze e all’adozione di nuove
tecnologie.
E’ innegabile che la professionalità acquisita dai lavoratori che
operano sui siti internet debba essere riconosciuta e salvaguardata.
Grazie al protocollo d’intesa sottoscritto, tra l’ANLUI (www.anlui.org),
e l’ANIPA (www.anipa.it) si è giunti
oggi, a questa primaria proposta di categorizzazione delle figure
professionali operanti su internet:
Amministratore del database Provvede all’installazione,
configurazione, manutenzione dei database e ne è il diretto
responsabile, stabilendone i criteri per l'utilizzo delle risorse e
della sicurezza degli accessi interni ed esterni. Ne controlla ed
ottimizza le prestazioni.
Esperto in applicazioni multimediali
Studia,
progetta e implementa contenuti multimediali, utilizzando dispositivi
digitali per l’acquisizione audio/video ed i relativi software di
acquisizione ed elaborazione
Operatore tecnico
Si occupa
dell’ordinaria gestione del sistema. Provvede all’impaginazione di
pagine internet tramite una serie di strumenti o tramite predeterminate
applicazioni.
Programmatore internet
Conosce i
linguaggi di programmazione richiesti dai progetti internet ed il
funzionamento dei database. Realizza applicazioni che dovranno
funzionare in rete.
Progettista grafico
Realizza e cura
l’aspetto del sito definendone la struttura grafica sulla base del
progetto stilato dal webmaster e ne cura la navigazione e l’usabilità
utilizzando programmi di elaborazione grafica.
Responsabile della sicurezza
Ottimizza le
politiche sulla sicurezza aggiornando e controllando tramite l’utilizzo
di sofisticati sistemi di protezione gli accessi interni ed esterni al
sistema. Predispone, ed eventualmente mette in atto, procedure di
emergenza qualora si verifichino accessi non autorizzati.
Sistemista Ha la responsabilità
degli elaboratori sui quali operano i servizi internet. E' il piu'
profondo conoscitore dei sistemi operativi installati sui server e
della loro componentistica. Sceglie i tipi di database, il
sistema di posta, il web server. E' in grado di valutare la
miglior soluzione tra le varie proposte tecnologiche.
Webmaster E’ il coordinatore tecnico del progetto internet e ne è
il responsabile dell’architettura. Seleziona il linguaggio di
programmazione e il database da utilizzare.
Per la Pubblica Amministrazione, il riconoscimento della professionalità
del personale e la formazione sono passi da compiere.
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Titolo: Non oscuriamo Internet!...ma neanche la nostra capacità di
difesa dalle ambiguità.
Autore: Letizia Petroni
Data: 24 giugno 2002
L’organizzazione delle informazioni su Internet è oggi completamente
diversa rispetto ad un passato in cui le conoscenze venivano trasmesse
in maniera lineare, gerarchica e controllata.
Internet ha rivoluzionato il modello sequenziale della scrittura e della
stampa. La trasmissione dell’informazione è diventata reticolare, è il
lettore a selezionare tra un’enorme mole di materiale reperibile on line
e le sue scelte non sono altro che dei “click” su nodi di unità
informative, attivati da pulsanti o da link.
Il rischio di disorientamento detto “cognitive overhead” (sovraccarico
cognitivo) è evidente. Spesso scelte inoffensive provocano salti verso
altre dimensioni, non sempre moralmente condivise.
Internet crea un lettore attivo, indipendente e libero ma nasconde anche
molte insidie. Il rischio più grande è che la tecnologia possa oscurare
la capacità di gestire le ambiguità. Un adulto cosciente è responsabile
delle proprie scelte, poiché possiede la capacità di comprendere e
decodificare i segni del “codice Internet”, ma i bambini? Amano giocare
con il computer perché è uno strumento di esplorazione e comprensione
del mondo dove è possibile prendere autonomamente tutte le decisioni. Le
modalità di apprendimento del bambino sono infatti di tipo
percettivo-motorio, basate sull’osservazione ed azione in situazioni di
vita quotidiana.
I colori, i suoni, le immagini fisse o in movimento presenti sul web
esercitano un grande fascino su i bambini perché questi amano giocare ed
Internet diventa per loro un’esperienza divertente, legata allo spirito
di ricerca. È un mezzo di conoscenza che apre la mente al contatto con
culture diverse in un’ottica di rispetto e democrazia. Internet è uno
dei pochi luoghi dove razza, colore e religione non hanno importanza.
Sminuire le potenzialità educative di Internet sarebbe un grave errore
così come sarebbe inutile ignorare l’attrattiva che questo mezzo
esercita sui giovani.
Una recentissima ricerca presentata dal Censis sui media e minori nel
mondo, fornisce dati significativi: il tempo complessivo dedicato dai
minori europei ai media ammonta a 4 ore e 15 minuti al giorno e il 25%
arriva a 5 ore e 15 minuti. Genitori ed insegnanti temono gli effetti
psicologici e culturali dei media sui minori e questi timori non sono
infondati.
Ricerche mediche dimostrano che “una fruizione troppo assidua di
contenuti mediocri può avere una serie complessa di effetti: da quelli
di interesse medico (posture errate, soprappeso) a quelli psicologici
(isolamento, percezione romanzata della realtà, assuefazione alla
violenza), a quelli culturali (senso estetico elementare, povertà
linguistica, stereotipi sessuali, limitazione dell’esplorazione
conoscitiva individuale - cfr. Censis, Media e Minori nel mondo, 2002).
Risulta quindi urgente stabilire delle regole nell’accesso alle
informazioni e monitorare il materiale della rete non adatto ai minori.
Il limite tra censura e regolamentazione è spesso difficile da gestire e
le opinioni sono contrastanti: da un lato si vogliono difendere la
storia e le potenzialità di un mezzo in continuo sviluppo, ma dall’altro
c’è anche chi si rende conto della condizione di completa anarchia del
settore. I minori dovrebbero essere tutelati dalle strumentalizzazioni e
aggressioni telematiche. Ogni società civile dovrebbe tutelare il
diritto di difesa da ogni violenza psicologica.
Se sulla rete un bambino lasciato solo, può vedere immagini di qualsiasi
tipo, è anche vero che su Internet i genitori possono trovare siti che
forniscono aiuti concreti.
È oggi possibile usare dei filtri “proteggi bimbo” che impediscono la
visione di siti contenenti pornografia, violenza e pedofilia.
All’indirizzo www.davide.it si
ha la possibilità di usufruire gratuitamente (previa iscrizione) di un
servizio di accesso protetto ad Internet. Altri filtri contro la
pornografia in rete sono presenti su
http://www.netnanny.com/ ,
www.cyberpatrol.com e
www.surfcontrol.com .
In attesa di normative precise su una regolamentazione dell’accesso ai
siti pornografici, è importante informarsi sulle leggi vigenti e sugli
strumenti che un genitore ha, per tutelare i propri figli.
La Legge 3 agosto 1998 n 269 stabilisce norme contro lo sfruttamento
della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di
minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù.
Dopo l'art 600 del Codice penale, gli articoli da 600 bis a 600 septies,
sanzionano in modo specifico lo sfruttamento dei minori. L’articolo n.3
di tale legge, 600 ter, afferma:
” Chiunque sfrutta minori degli anni diciotto al fine di realizzare
esibizioni pornografiche o di produrre materiale pornografico è punito
con la reclusione dai sei ai dodici anni e con la multa da lire
cinquanta milioni a cinquecento milioni”.
Analoghe pene sono poi previste per chi distribuisce o divulga notizie o
informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di
minori di anni 18.
Si possono leggere gli articoli all’indirizzo:
www.edscuola.it/archivio/norme/l269_98.html.
Informarsi è indispensabile. “Tolleranza zero” anche alla mancanza di
informazione.
Esistono siti che forniscono guide per i genitori, su come gestire
Internet in famiglia. Un esempio è il sito:
www.keycomm.it/geninternet/intro.htm, ma ce ne sono molti altri in
rete. Un sito dove è possibile spiegare ai bambini quali sono i pericoli
di Internet è
http://disney.go.com/cybersafety/. Il sito è in inglese, ma
attraverso cartoni animati (comprensibili anche dalle sole immagini
presenti), vengono descritti ai bambini i pericoli nell’usare, ad
esempio, una chat. Il lupo cattivo tenta di carpire informazioni
da un pc avvalendosi della sua furbizia e dell’ingenuità del bambino.
Vengono presentate diverse possibilità di risposta alle provocazioni. Il
bambino sceglie e vengono mostrate le conseguenze dovute ad
atteggiamenti sbagliati come quello di fornire indirizzi on line. Un
altro episodio mostra i pericoli nello scaricare giochi di dubbia
provenienza ed un terzo episodio “insegna” come sia pericoloso non
rispettare la “Netiquette” (le regole di un giusto comportamento
nell’uso di Internet).
Il bambino viene cioè guidato nella scoperta del giusto percorso da
seguire.
È da ricordare, che tali strumenti sono utili, ma è responsabilità dei
genitori e della scuola quella di “insegnare” ai ragazzi come pensare
criticamente, “spiegare” quali sono i meccanismi commerciali nascosti in
certi siti pornografici e soprattutto “spiegare”come comportarsi in
situazioni di ambiguità.
La libertà di ogni individuo si manifesta nell’esprimere il proprio
giudizio ed i propri gusti, ma non devono essere i bambini a restare
incatenati da meccanismi ambigui. L’informazione è la prima fonte
di crescita per ogni individuo ma è il pensiero critico a creare le
idee.
Diamo ai bambini gli strumenti per capire, ma soprattutto, diamo forma
agli strumenti tecnologici e usiamoli in maniera ragionata.
Internet può essere utilizzato nella scuola per scopi formativi. Le
potenzialità di questo mezzo sono enormi: con Internet si può fare
ricerca, si possono realizzare giornalini elettronici e presentazioni
multimediali, e ancora, si può rompere l’isolamento della scuola
esplorando fonti di informazioni esterne, si possono scaricare softwares
didattici, imparare l’inglese leggendo giornali stranieri, ascoltando
musica, comunicando direttamente con altri studenti di lingua straniera
attraverso le mailing lists e i newsgroups.
La tecnologia è solo un mezzo, può essere utilizzata per scopi educativi
ma può essere anche un’arma illecita. Difendersi è un diritto, ma è un
diritto anche quello di avere i mezzi per crescere a livello
intellettuale in un mondo tecnologicamente avanzato.
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Titolo:
Forse la new economy non è così new!
Autore: Gianluigi Paganelli
Data: 27 febbraio 2002
Le vicende connesse alla riorganizzazione aziendale che ha interessato i
lavoratori del portale Virgilio.it hanno portato all'attenzione
dell'opinione pubblica l'ennesimo episodio di esuberi del personale e di
possibili licenziamenti, ai quali ha fatto da contorno l'immancabile
scenario di agitazioni sindacali, scioperi ed altre manifestazioni dì
protesta.
Ma se si tratta dell’”ennesimo" episodio, perché parlarne?
Perché questa vicenda, rispetto a tante altre ad essa simili, ha
direttamente riguardato un' azienda della net economy, cioè di quello
che viene considerato - a torto od a ragione - il settore produttivo più
giovane, più innovativo, più dinamico dell'economia, nazionale ed
internazionale; e perché in questo settore si stanno manifestando le
avvisaglie degli stessi fenomeni che, da tempo, caratterizzano l'old
economy, degli stessi problemi che affliggono le imprese dei settori
produttivi che potremmo definire "classici".
D'altronde, old ovvero new economy, industria "tradizionale" oppure
information technology, si tratta pur sempre di posti di lavoro, di
risorse umane e di questioni sociali; e quindi di bisogni, aspettative,
valori ed esigenze di tutela, che sono comuni e trasversali ai diversi
settori economici.
Perciò, se da un lato è vero che i lavoratori della net economy possono
godere di una situazione di particolare favore in quanto operano in un
settore produttivo in espansione e il cui peso è destinato a crescere in
futuro, dall'altro è altrettanto vero che non debbono, perciò,
rinunziare alle tutele ed ai diritti che ad essi spettano, alla pari di
tutti gli altri lavoratori, assumendo a proprio carico rischi che devono
essere propri delle aziende e/o della collettività.
Infatti, in tale settore, nonostante gli elementi positivi che lo
contraddistinguono, vi sono anche aspetti negativi non trascurabili
quali:
· un ridotto tasso di sindacalizzazione;
· l'assenza di una contrattazione collettiva adeguatamente strutturata;
· una forte/significativa prevalenza di forme di lavoro atipico,
precario, parasubordinato ecc.;
· la mancanza di adeguati ammortizzatori sociali ed una carente od
inadeguata situazione assistenziale/previdenziale.
Forse alcuni di questi aspetti negativi sono anche quelli che hanno
consentito al settore di espandersi rapidamente, di generare forti
profitti, di incrementare il tasso di occupazione nazionale creando un
buon numero di posti di lavoro; ma se, in tempi di vacche grasse, tutto
fila a meraviglia (come è normale), cosa potrà accadere in una fase di
crisi, di stasi, di rallentamento (e qualche avvisaglia la vicenda di
Virgilio.it ce l 'ha fornita)?
E' vero, infatti, che il settore della net economy può essere paragonato
ad un gigante, ma non vorremmo che esso abbia i piedi di argilla e che,
alla fine, crolli sulle teste dei lavoratori.
E' quindi necessario intervenire su quei punti di debolezza (di
potenziale debolezza), appena individuati, al fine di delineare con
sufficiente tempestività linee di "governance" del settore -ovviamente
riferite alla gestione dei rapporti di lavoro ed al sistema delle
relazioni industriali - e dare anche ai lavoratori della net economy
certezza dei propri diritti ed adeguati strumenti di tutela e garanzia.
Il tutto opportunamente definito e "tarato" sulle specificità del
settore e tenendo conto delle più recenti linee di tendenza del mondo
del lavoro e delle relazioni industriali: perché, se la net economy è
moderna ed innovativa, altrettanto moderni ed innovativi debbono essere
l'approccio ai problemi, gli strumenti di gestione e le soluzioni.
Anche da queste riflessioni è nata ANLUI (www.anlui.org): il suo
progetto, che racchiude e condensa una serie di obiettivi che vi ruotano
attorno, è quello di dare al settore un unico contratto collettivo
nazionale di lavoro nell'ambito di un sistema, organico di
contrattazione nazionale ed aziendale. Il contratto unico sarà poi
l'occasione per avviare una riflessione anche su quelle tematiche
(ammortizzatori sociali, tutele previdenziali ed assistenziali) la cui
definizione non è di diretta competenza delle parti sociali.
ANLUI vuole quindi raccogliere un testimone lasciato (distrattamente o
negligentemente) a terra e porsi come "pivot" di una partita tutta da
giocare facendosi promotrice di un tavolo negoziale, aperto a tutte le
parti interessate, per porre le premesse di tale progetto e svilupparlo
in tutte le sedi (politiche, amministrative ed ovviamente negoziali)
coinvolte.
Perché ciò che rischia di essere un gigante dai piedi d'argilla possa in
realtà divenire un uomo d'acciaio nel corpo, nel cuore, nella mente.
(*)
L'A.N.L.UI., per garantire al massimo l'obiettività dell'informazione,
lascia ampia libertà di trattazione agli autori degli articoli, anche se
non sempre può condividerne le opinioni. Gli articoli, scritti inediti,
investono la diretta responsabilità dell'autore, rispecchiandone le idee
personali. |