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  sabato 27 aprile 2024

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Titolo: Internet e diversamente abili - una storia
Autori: Gennaro Morra
Data: 06 giugno 2003

       Venire al mondo con un corpo menomato, con un fisico che non svilupperà quelle capacità e funzionalità che sono peculiari nel corpo di un uomo così detto normale, condannano il menomato a una vita diversa. In particolare, per chi, come me, ha avuto la sfortuna di avere il cervelletto lesionato durante il parto, le probabilità di poter vivere un'esistenza normale non sono molto alte. Io sono nato nel 1972, in un'epoca in cui la scienza e la tecnologia in certi campi non avevano ancora raggiunto i livelli incredibili dei nostri giorni. Soprattutto la tecnologia non era alla portata di tutti. Certo, l'uomo era già stato sulla luna, ma il Personal Computer era solo un sogno di qualche ragazzo stravagante, che, dall'altra parte del mondo armeggiava con transistor e quant'altro nel garage di casa sua. Chissà se quel ragazzo si rendeva conto del valore enorme che avrebbe avuto la sua invenzione un ventennio dopo nella vita di miliardi di persone? I dottori diagnosticarono il mio handicap come tetra-paresi spastica e dissero ai miei genitori che non c'erano cure o interventi chirurgici che potessero rimediare al danno che quel parto difficile mi aveva procurato. Né in Italia, né in qualunque altra parte del mondo. L'unico consiglio che diedero fu quello di farmi fare tanta fisioterapia, solo così avrei potuto ottenere qualche progresso. Da quel momento cominciò la mia lotta per conquistare un'esistenza dignitosa, per ottenere quel minimo di autosufficienza che mi consentisse di non restare emarginato. La prima piccola, grande conquista fu quando, all' età di 2 anni, cominciai a mantenermi seduto. Il traguardo successivo lo raggiunsi quando imparai ad andare gattoni. Infine, il traguardo più ambito: avevo già 10 anni quando cominciai a muovere i primi passi. Il lavoro delle fisioterapiste aveva dato i suoi frutti. Un lavoro lento, ma costante, fatto di esercizi semplici e talvolta noiosi, ma che erano serviti ad impostare degli schemi di movimento utili ad educare il corpo a muoversi il più correttamente possibile, imparando a superare gli ostacoli posti dal mio handicap. Riuscire a camminare da solo era stata di sicuro la mia conquista più importante, ma nel frattempo avevo raggiunto tanti altri piccoli traguardi. Avevo imparato a mangiare da solo, a scrivere, a vestirmi e svestirmi almeno parzialmente. Ero capace di giocare a pallone, a biglie, a figurine, a bigliardino. Ognuna di queste attività, però, futili alcune, se si vuole, o di vitale importanza altre, mi costringevano a trovare dei "trucchi", degli schemi di movimento, delle posizioni particolari che mi consentissero di recuperare il controllo del mio corpo per costringerlo a fare ciò che la mente, con fatica, gli ordinava. In questo modo, tutto diventava, in maniera del tutto incosciente, un continuo sfidare le mie capacità, una costante ricerca di strategie alternative che mi permettessero di centrare l'obiettivo. E non aveva molta importanza se il traguardo fosse di riuscire a portare il cucchiaio alla bocca o bocciare con la mia biglia quella dell' avversario, il mio impegno profuso per riuscire a compiere gesti che per gli altri erano del tutto naturali non mutava di intensità. In questo modo scoprì, ad esempio, che per riuscire a scrivere o a disegnare dovevo spostare tutto il peso del corpo sulla penna. M'inventai, così, una posizione alquanto bizzarra, ma molto efficiente, per riuscire nel mio intento: mi sistemavo con il quadernone sul pavimento, accovacciato sui ginocchi, con la schiena ricurva in avanti nell'intento di proiettare tutto il peso e tutte le energie sulla penna, tentando di fare meno sbavature possibili. Certo, insieme agli insegnanti e ai terapisti, tentammo di adottare altre soluzioni che fossero più consone alla naturale postura dello scrivano e soprattutto meno stancanti. Provammo allora ad abbassare il banco, alzare la sedia, applicare dei fermi per fissare bene i quaderni sul banco. Tutte buone soluzioni, che non davano, però, risultati migliori o simili a quelli ottenuti quando scrivevo o disegnavo accovacciato a terra. E il bello è che a me scrivere piaceva molto. Riuscivo a scrivere, è vero, ma facevo una gran fatica. E per quanto io provassi a tener duro, a non sentirla quella fatica, ero consapevole che non potevo andare avanti in quel modo, non ero in grado di esprimere tutte le mie potenzialità e questo mi frustava. Anche perché non avevo solo il problema della fatica da risolvere, ce n'era un altro al quale io non potevo trovare soluzioni: il tempo. Il tempo ti frega sempre. Il tempo è sempre poco anche per i normodotati, figurarsi per uno come me che poteva andare ad una velocità tre volte inferiore. Allora ci voleva un'idea, qualcosa che portasse un cambiamento radicale. E finalmente un giorno a qualcuno balenò in testa l'idea di mettermi davanti ad un computer. Era la svolta. I personal computer avevano fatto la loro comparsa sul mercato italiano nei primi anni '80. La leggendaria casa produttrice Commodore ne aveva lanciato diversi tipi e a casa mia arrivò il modello più gettonato: il mitico C64. Per un bambino di 13-14 anni l'acquisto di un PC significava soprattutto avere a disposizione un'intera galleria di nuovi giochi, per il sottoscritto, invece, voleva dire molto di più. Finalmente potevo scrivere tutto ciò che volevo, stando semplicemente seduto alla scrivania. Niente più mal di schiena e crampi alle ginocchia. Niente più penne spezzate, fogli bucati e calli alle mani. Ora me ne potevo stare comodamente seduto e, lettera dopo lettera, parola dopo parola, comporre i miei temi, i miei riassunti, le mie relazioni senza dovermi risparmiare, senza l'obbligo di dover essere sintetico sennò poi la schiena, le ginocchia e i calli alle mani iniziano a far troppo male. La tecnica che adottai x digitare era semplice: la mano destra teneva il più possibile ferma l'altra mano, tiravo fuori il mio indice sinistro e con questo pigiavo sui tasti. Sbagliavo molto, certo, ma potevo cancellare e riscrivere tutte le volte che volevo. Questo era un grossissimo vantaggio che mi regalava il computer e che, invece, la macchina per scrivere non poteva offrirmi, motivo x cui mi era sempre risultato poco agevole usarla. Naturalmente, neanch'io mi lasciavo sfuggire l'aspetto ludico del PC. Cominciai ad appassionarmi ai videogiochi, scoprendo che anche quelli erano uno strumento per prendermi una piccola rivincita "virtuale". Perché se nella realtà non potevo essere certo un calciatore provetto, nei videogiochi che simulavano i miei sport preferiti divenni bravissimo ed ero in grado di sfidare chiunque senza aver paura di partire battuto. Nacque così la mia passione x il computer, questa sorta di simbiosi che ho creato con questa macchina tanto speciale, che ormai considero un prolungamento di me stesso. Il PC ha accompagnato gran parte della mia vita e grazie a lui la qualità della mia esistenza è migliorata moltissimo, tanto che non saprei immaginarla senza questo prezioso strumento. In realtà dovrei ringraziare chi ha pensato di costruirla questa macchina e chi ne ha reso possibile tutte le innumerevoli evoluzioni. Dovrei essere grato a quel ragazzo americano che trent'anni fa circa giocava con dei transistor nel garage di casa sua; dovrei ringraziare il signor Commodore, gli ingegneri della IBM, il tanto odiato Bill Gates e tutti quelli che lavorano al sistema operativo Windows e ai pacchetti applicativi Microsoft, che si sono inventati il mouse virtuale . In particolare dovrei ringraziare chi, alla fine degli anni '90, ha avuto la geniale intuizione di collegare due computer a migliaia di chilometri di distanza tramite linea telefonica. La nascita di internet, la rete delle reti, è stata, infatti, la seconda grande svolta della mia vita. Internet, il web, la chat mi offrivano la possibilità di entrare in contatto con centinaia, se non migliaia di persone senza nemmeno uscire di casa. Soprattutto avevo l'occasione di farmi conoscere da altre persone, di presentare al pubblico ciò che in tutti quegli anni avevo imparato a fare col PC. Sentivo che internet sarebbe stata una delle invenzioni più importanti del XX secolo, una innovazione talmente grande da produrre un'autentica rivoluzione nella comunicazione mediatica ed io dovevo partecipare a quella rivoluzione, anche a costo di trascurare i miei studi di sociologia. Quindi non c'era tempo da perdere, dovevo al più presto procurarmi la tecnologia e le conoscenze adatte x entrare in rete. Subito mi venne in mente che potevo finalmente realizzare un mio vecchio sogno: pubblicare un giornalino. Ed ora, x giunta, potevo farlo da solo. Diedi vita così ad "Alternative On Line", un sito che trattava di attualità e cultura generale. Nel primo numero feci tutto da solo: raccolsi il materiale, scrissi qualche articolo e impaginai il tutto. Addirittura ero riuscito a convincere due miei amici imprenditori a comprare spazi pubblicitari sul mio sito. In quel modo anche le spese x attivare l'abbonamento x la connessione ad internet erano state coperte. Non so dire se AOL ebbe un buon successo di pubblico, di sicuro era seguito ed apprezzato nella piccola cerchia dei miei amici, tanto che alcuni di loro si offrirono di darmi una mano nel redigere i numeri successivi. L'esperienza di AOL durò un anno, ed anche se magari il giornale non lo leggeva nessuno (o quasi), quell'anno fu ricchissimo di belle esperienza, che fecero nascere in me la consapevolezza che nel campo del webdesigning avrei potuto trovare la mia giusta dimensione. Avevo scoperto che l'e-mail, ad esempio, erano utilissime per stare in contatto con chi collaborava con me, potendo ricevere e inviare il materiale che serviva x redigere il giornale in pochi minuti. Mi ero lasciato affascinare dalla chat e dalla possibilità che mi dava di conoscere tantissima gente senza dovermi preoccupare dell'impatto che avrebbe avuto il mio handicap su coloro con cui cercavo di intraprendere una conversazione. Infatti, in quella particolare dimensione dove l'immagine e la voce venivano annullate, io ero davvero uno come tanti, forse solo un po' più lento nel digitare. Chattare, però, non era affatto semplice. Nemmeno tutti quegli anni passati al PC mi avevano fatto acquisire la velocità sufficiente x seguire una conversazione, senza contare che spesso dovevo seguirne più di una. Ancora una volta mi fregava il tempo. Come al solito non mi diedi x vinto. Non sono il tipo che rinuncia tanto facilmente ad una cosa tanto bella ed importante. Negli anni avevo già dovuto cambiare la mia tecnica di digitazione varie volte, soprattutto il passaggio dal C64 alla tastiera del compatibile IBM era stato molto complesso. Nei nuovi PC molte funzioni erano attivabili premendo due tasti contemporaneamente e solo il mio indice non bastava più. Fu così che iniziai ad aiutarmi con il naso. Ad esempio, x copiare qualcosa i tasti da premere erano CTRL+C. Quindi x riuscire ad attivare la funzione copia appoggiavo la mano sinistra sul tasto CTRL e col naso davo un colpo sulla C e il gioco era fatto. Confesso, però, che l'idea di usare il naso non mi allettava molto. Mi vergognavo un po' nel mostrare agli altri cosa ero costretto a fare pur di riuscire ad attivare certe funzioni o a digitare determinati caratteri. Anche x questo avevo sempre scartato l'idea di abbandonare l'uso dell'indice x adottare una tecnica che si avvalesse esclusivamente dell'ausilio del naso: mi vergognavo come un ladro. L'amore x la chat e la voglia irrefrenabile di comunicare e conoscere nuove persone mi diedero il coraggio x superare ogni mia remora e affrontare quella nuova sfida. Non ci volle molto a capire che l'uso del naso mi rendeva più veloce e la chat era un buonissimo allenamento x perfezionare la tecnica. In pochi mesi riuscii a triplicare la mia velocità di digitazione ed ormai in chat riuscivo a seguire anche due o tre conversazioni contemporaneamente. Oltre alla scoperta delle chat line e di tutte le potenzialità che mi offriva internet, in quell'anno un altro avvenimento cambiò di parecchio il corso della mia vita. Una sera, scaricando i messaggi di posta elettronica, notai con sorpresa che mi aveva scritto un mio vecchio amico che non vedevo, né sentivo da anni. Avevamo frequentato insieme gli ultimi due anni dell' Istituto Tecnico x Periti Informatici, ma dopo il diploma c'eravamo persi di vista. Nell'e-mail Enrico mi diceva che non s'era fatto più vivo, né con me, né con gli altri ragazzi della classe, perché aveva smarrito l'agendina con tutti i numeri di telefono. Seguitava a raccontare che aveva solo da qualche mese attivato la connessione ad internet e una delle prime cose che aveva cercato sul web erano stati gli indirizzi e-mail dei suoi vecchi amici. Proprio in uno degli elenchi presenti on line aveva trovato il mio e mi aveva scritto immediatamente. Fui contento di ritrovare Enrico, era stato sempre un buono amico ed in classe era uno di quelli con cui avevo legato di più. Una settimana dopo riuscimmo ad organizzare una rimpatriata con tutti i ragazzi della classe. In quella occasione Enrico mi fece i complimenti x il sito che avevo costruito, l'aveva trovato bello interessante. Poi mi parlò di un suo fratello, che era diventato segretario generale di un'importante organizzazione sindacale autonoma, e mi chiese se volevo costruire il loro sito web. Da allora sono passati circa quattro anni, io sono ancora il webmaster del sito della FLP Finanze (ex FIALF) e curo molti altri siti. Enrico è un dottore commercialista e lavora insieme all'altro fratello, che è titolare di uno dei più rinomati studi di commercialisti e revisori contabili. Insieme abbiamo creato decine di siti web, uno dei quali,www.contribuenti.it, è divenuto un punto di riferimento x tutti i contribuenti italiani. Tutti i siti sono curati da me e svolgo il mio lavoro standomene tranquillamente a casa. Oltre alla FLP Finanze e allo Studio Carlomagno, si avvalgono della mia collaborazione anche l'Associazione dei Consumatori Adiconsum e l'Associazione Antiusura e Antirachet San Giuseppe Moscati presieduta da Padre Massimo Rastrelli. Sono molto fiero di tutto ciò che sono riuscito a costruire in questi quattro anni, anche se mi resta un solo cruccio: non aver conseguito ancora la mia laurea in sociologia. Anche in quello, però, sono vicinissimo al traguardo. Credo, comunque, di non dovermi pentire per aver trascurato l'università, perché ho investito il mio tempo ed il mio impegno per aprire strade importanti e molto percorribili in futuro. Spesso si sentono dire in giro frasi del tipo: "Dio vede e provvede" oppure "Ciò che la natura toglie da un lato, restituisce da un altro". Io credo semplicemente che un uomo, quando è in difficoltà, deve aguzzare l'ingegno per uscire da una situazione negativa e ritrovarsi in una più comoda. Ho già raccontato come, sin da piccolo, ho dovuto continuamente inventarmi nuove strategie x poter superare le difficoltà che il mio handicap mi poneva nello svolgere determinate attività. Proprio questo continuo allenamento nella risoluzione di problemi oggettivi ha fatto crescere in me una spiccata vena creativa, che oggi mi torna utilissima nel mio lavoro. Alla luce di queste brevi considerazioni, sono d'accordo con chi sostiene che un disabile può e deve essere reputato una persona "diversamente abile", ovvero un individuo che, menomato in certe capacità e/o funzioni, ne ha sviluppate altre, spesso a livelli superiori rispetto alla media. La mia speranza è che questa nuova teoria si diffonda e si affermi nell'opinione pubblica, così da favorire il pieno inserimento delle persone disabili nella vita sociale. Troppi talenti sono già stati sprecati e sarebbe un delitto lasciare che restino ancora emarginati. Gli sviluppi eclatanti della tecnologia hanno creato i presupposti x risolvere tutti i problemi logistici che c'erano una volta x inserire una persona disabile in un contesto lavorativo. Adesso non ci sono più scuse: il mondo dei normodotati non può più fare a meno di noi!

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Titolo: Liberiamo libero@sogno
Autori:
Il coordinamento di LiberiamoSogno - Teje, Aldo e Mimmo -
Data:
24 ottobre 2002


LiberiamoSogno rappresenta un grande gruppo di utenti insoddisfatti dei servizi di connessione (la flat libero@sogno) gestiti da Wind-Infostrada. Attualmente la comunità ha superato i 2500 iscritti e registra circa  30.000 visite mensili sul website. Questa comunità di utenti si è spontaneamente formata a seguito di una "protesta nazionale" per azioni ritenute ingiuste nei confronti degli utenti stessi e si è riunita attorno ad un sito web, gestito da alcuni protestatari che la coordinano. Ripercorriamo l’ evoluzione di questa vicenda.
Il Provider Wind-Infostrada ha costretto i propri abbonati a sopportare più volte in pochi mesi sensibili riduzioni delle ore di connessione e aumenti del costo dell'abbonamento, in aperta violazione delle norme contrattuali.L'ultima variazione contrattuale prevedeva addirittura un aumento del costo dell'abbonamento ed una riduzione dl tempo di connessione pari a 120 ore al mese circa. Crediamo che tutto ciò riveli i piani del Provider, miranti a costringere gli utenti ad abbandonare spontaneamente la flat libero@sogno, per confluire verso le connessioni ADSL che, tra l'altro, sono già anch'esse contestate poiché, a detta di numerosi utenti che le hanno sottoscritte, funzionano male e non secondo quanto promesso. Gli uffici di Wind-Infostrada e la sede del
Garante per le TLC sono stati sommersi in breve tempo da migliaia di lettere di protesta. Ciò ha determinato l'intervento del Garante per le TLC. A questa istituzione, gli utenti di libero@sogno hanno chiesto che a Wind-Infostrada vengano imposte l'applicazione ed il rispetto delle norme contrattuali. Una più dettagliata descrizione dei fatti, ordinata cronologicamente, è visionabile nel sito ufficiale della protesta:
http://digilander.libero.it/liberiamosogno/. Alcune Associazioni dei Consumatori, presa cognizione dei fatti, hanno già provveduto a diffidare Wind-Infostrada dal mettere in atto i propri intendimenti. Anche il Garante per le TLC è stato informato e si attende il suo intervento. Nonostante molteplici solleciti dei cittadini, purtroppo fino ad ora, nelle riunioni tenute, questa Authority non ha ancora ritenuto opportuno intervenire. Quanto accade la dovrebbe dire lunga a proposito del periodo caotico che sta attraversando il mondo della Comunicazione nel nostro paese, in assenza di regole certe, a dispetto dell'impegno del legislatore e degli organismi preposti dello Stato, soprattutto considerando il fatto che proprio recentemente la "Commissione Infrastruttura e reti" dell' Autorità per le TLC ha varato una serie di provvedimenti (delibera N. 25/01/CIRN) che dovrebbero incentivare l'accesso ad Internet per tutte le famiglie italiane a costi contenuti. I Media stanno via via aderendo alla nostra azione, fornendo supporto ed assistenza: siamo lieti di ricevere il segno di un vostro interessamento alla vicenda: la diffusione di questa notizia potrebbe arrivare a molti utenti di libero@sogno ancora non informati della esistenza di un centro della protesta con un suo indirizzo. Cosa abbiamo ottenuto fino adesso?
Il 31 luglio è avvenuto un primo  incontro tra Wind-Infostrada, Il Garante e la Federconsumatori, che guidava una cordata di altre associazioni: il Provider è stato  "invitato" dal Garante a congelare nuovamente la messa in atto dei suoi propositi per altri 30 giorni! In totale le vecchie condizioni contrattuali sono state ripristinate per i mesi di luglio e agosto, dal 1 settembre sono state applicate le nuove condizioni decise da Wind. Purtroppo pare anche, come affermato da molti consumatori, che Wind non avrebbe provveduto ad informare una grande parte della sua clientela della sospensione delle  variazioni al contratto, provocando un grave disservizio e un naturale ulteriore grave danno per i suoi utenti, che, non essendo stati informati, non hanno potuto usufruire di circa 250 ore utili e "dovute" per collegarsi alla rete. Una ulteriore riunione  del Garante per le TLC tenutasi nella metà del mese di settembre, ha evidenziato che un pronunciamento sulla questione libero@sogno non è stata ancora presa in esame dall'Authority, nonostante le moltissime segnalazioni di protesta di utenti italiani  arrivate nei suoi uffici. Inoltre, non soddisfatta dal "non pronunciamento" del Garante per le TLC, la comunità di LiberiamoSogno, insieme alla Federconsumatori, a breve avvierà una  serie di azioni legali per ottenere il rispetto e l'applicazione delle norme contrattuali e per il riconoscimento e risarcimento dei danni subiti dagli utenti di libero@sogno . Cosa ci auspichiamo?
Un aiuto piccolo o grande che sia, ma pure convinto e convincente, un importante passo per determinare scelte epocali, foriere di grandi cambiamenti e di grandi conquiste per la giustizia e la democrazia nel nostro paese. Ma per fare ciò è necessario innanzitutto che gli italiani siano informati di ciò che sta avvenendo in questo settore!
Desideriamo ringraziare l’A.N.L.U.I. per l'opportunità  offerta alla comunità di LiberiamoSogno di poter esprimere idee ed istanze, al fine di raggiungere un ulteriore numero di Utenti Internet, con l’invito a continuare a dare spazio alla causa delle decine di migliaia di utenti di libero@sogno che si sentono maltrattati, perché voi avrete sicuramente compreso che si tratta di una battaglia combattuta anche per i 18 milioni di utenti italiani della rete affinché siano tutti informati delle azioni messe in atto per la tutela dei loro diritti... azioni a difesa delle persone comuni: per le quali è sempre giusto e dignitoso battersi.

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Titolo: Professioni web, certificazioni e selezione
Autori: Gianluigi Paganelli - Raffaele Pinto
Data: 02 settembre 2002

               Per i dipendenti del Pubblico Impiego, quest’autunno sarà molto importante. Si apriranno infatti all’ARAN (Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) le trattative per i rinnovi degli undici Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro dei dipendenti della Pubblica Amministrazione.  In questo contesto si tenterà di affrontare un problema che sta a cuore a migliaia di lavoratori che da tempo aspettano il riconoscimento giuridico per l’attività che prestano elaborando e gestendo i siti internet istituzionali. Alla fine di luglio di quest’anno due Associazioni legate da un patto federativo (A.N.I.P.A.– Associazione Nazionale Informatici Pubblica Amministrazione - www.anipa.it -  e A.N.L.U.I. – Associazione Nazionale Lavoratori ed Utenti Internet – www.anlui.org -), hanno proposto le declaratorie dei profili professionali per la classificazione di detti lavoratori al fine di dare, una volta per tutte, certezze nel riconoscimento delle mansioni svolte. Certo nessuno ha la bacchetta magica per risolvere un problema diventato ormai annoso. Solo coinvolgendo più volontà positive (parte datoriale e Organizzazioni Sindacali) si può arrivare al giusto risultato che ogni Associazione auspica di raggiungere. In fase di  trattativa negoziale si chiederà il riconoscimento dei diritti acquisiti dai lavoratori salvaguardandone le professionalità evidenziate nel corso degli anni indipendentemente dal titolo di studio posseduto. Attualmente in Italia esiste il vuoto assoluto sulle nuove professioni con particolare riferimento alla new economy. Vengono spesso definite figure molto pittoresche che fanno solo sorridere. Assistiamo, chissà perché, ad una importazione forzata di declaratorie professionali in questo settore. Ma la realtà economica Italiana è particolare come è altresì particolare la definizione dei c.d. “standard” che devono poi
essere applicati “in loco”. Una puntualizzazione a parte va fatta poi per le certificazioni. Tale requisito riteniamo sia inutile in quanto, una volta definiti i nuovi profili professionali, a regime, il professionista del Web, in possesso di requisiti culturali specifici, dovrà partecipare ad una selezione pubblica che dovrà prevedere il superamento di prove teoriche e pratiche. Diversamente concepito è il settore privato che comprende i lavoratori dipendenti di aziende, inquadrati in una miriade di Contratti nazionali di lavoro (metalmeccanico, commercio, telecomunicazioni, etc.), e i liberi professionisti. Mentre per i primi occorrerà un Contratto di categoria specifico, per i secondi stiamo assistendo ad un vero “Far web”, dove le nuove leve si trovano proiettate in un mercato che punta sistematicamente al ribasso, svilendone le capacità professionali e allontanandole da questo settore temporaneamente in crisi poiché non regolamentato. Siamo i primi che chiedono regole certe ma non per questo non provvederemo a tutelare chi nel caos fino ad oggi si è impegnato nel rendere operativa la macchina pubblica facendola camminare al passo dei tempi. L’attuale riconoscimento passa esclusivamente per il lavoro svolto in questi anni. E’ solo perseverando nello svolgimento di un lavoro obiettivo ed onesto, a favore di chi fino ad oggi tanto ha dato e vuole continuare a dare, che la confusione si dissolve come nebbia, facendo emergere un lavoro di equipe che comunque dà origine ad un ordinamento necessario e sempre in condizione di essere migliorato con l’evoluzione dei tempi e delle tecnologie.

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Titolo: Internet e professionalità: la nuova frontiera della Pubblica Amministrazione
Autore: Leonardo Baldassarri
Data: 31 luglio 2002

           Oggigiorno gli Enti Pubblici, sono ormai dotati di un sito internet.  Nel corso degli anni abbiamo potuto assistere ad una evoluzione di questi siti, sia per quello che riguarda l’impostazione che la struttura. Infatti, le prime realizzazioni consistevano in una semplice pubblicazione in rete di atti amministrativi, circolari e normative, precludendo l’interazione con il cittadino che si riduceva a pochi punti di contatto, quali l’indirizzo e-mail oppure un modulo online.
            Terminata la fase pionieristica si è entrati in quella attuale dove si può constatare, in modo particolare, l’evoluzione  appena accennata consultando alcuni siti attuali fra i quali: www.poliziadistato.it, www.finanze.it,  questi offrono dei veri e propri servizi online,  semplificando la vita del cittadino: dalla ricerca di un’auto rubata, alla dichiarazione dei redditi.
            Interessante è capire come nascono e sono gestiti questi siti, e per un sindacato è soprattutto importante capire come viene inquadrato giuridicamente ed economicamente il personale impiegato.
            Nella prima fase, il cosiddetto “FARWEB” dove, per la P.A. internet era ancora una landa inesplorata, la gestione dei siti era affidata al C.E.D. (Centro Elaborazione Dati) oppure a gruppi di lavoro composti per lo più da personale “pescato” da vari uffici che avesse una conoscenza, anche sommaria, della materia. Conoscenza, che è il caso di ricordare, dovuta più all’interesse e buona volontà del singolo, che al risultato di un processo formativo sviluppatosi nell’ambito dell’Amministrazione stessa. Molte persone, quindi, si sono riconvertite ad una nuova professionalità completamente slegata dal profilo lavorativo per il quale erano state assunte.
            Nella P.A. è in atto la seconda fase “evolutiva” in internet: fornire servizi. Il cittadino, oramai, utilizza abitualmente internet nella vita quotidiana e sollecita alla P.A. l’erogazione di servizi ed il rilascio di informazioni in modo semplice, rapido ed economico. E’ una rivoluzione al contrario: non è lo Stato che decide di attuare il c.d. E-Governement, ma sono le continue pressioni del cittadino che costringono le varie amministrazioni ad adeguarsi alle nuove esigenze e all’adozione di nuove tecnologie.
            E’ innegabile che la professionalità acquisita dai lavoratori che operano sui siti internet debba essere riconosciuta e salvaguardata.
           Grazie al protocollo d’intesa sottoscritto, tra l’ANLUI (www.anlui.org),  e l’ANIPA (www.anipa.it) si è giunti oggi, a questa primaria proposta di categorizzazione delle figure professionali operanti su internet:

Amministratore del database
Provvede all’installazione, configurazione, manutenzione dei database e ne è il diretto responsabile, stabilendone i criteri per l'utilizzo delle risorse e della sicurezza degli accessi interni ed esterni. Ne controlla ed ottimizza le prestazioni.

Esperto in applicazioni multimediali
Studia, progetta e implementa contenuti multimediali, utilizzando dispositivi digitali per l’acquisizione audio/video ed i relativi software di acquisizione ed elaborazione

Operatore tecnico
Si occupa dell’ordinaria gestione del sistema. Provvede all’impaginazione di pagine internet tramite una serie di strumenti o tramite predeterminate applicazioni.

Programmatore internet
Conosce i linguaggi di programmazione richiesti dai progetti internet ed il funzionamento dei database. Realizza applicazioni che dovranno funzionare in rete.

Progettista grafico
Realizza e cura l’aspetto del sito definendone la struttura grafica sulla base del progetto stilato dal webmaster e ne cura la navigazione e l’usabilità utilizzando programmi di elaborazione grafica.

Responsabile della sicurezza
Ottimizza le politiche sulla sicurezza aggiornando e controllando tramite l’utilizzo di sofisticati sistemi di protezione gli accessi interni ed esterni al sistema. Predispone, ed eventualmente mette in atto, procedure  di emergenza qualora si verifichino accessi non autorizzati.

Sistemista
Ha la responsabilità degli elaboratori sui quali operano i  servizi internet. E' il piu' profondo conoscitore dei sistemi operativi  installati sui server e della loro componentistica. Sceglie  i tipi  di database, il sistema di posta, il web server. E' in  grado di valutare la miglior soluzione tra le varie proposte  tecnologiche.

Webmaster
E’ il coordinatore tecnico del progetto internet e ne è  il responsabile dell’architettura.  Seleziona il linguaggio di programmazione e il database da utilizzare.

            Per la Pubblica Amministrazione, il riconoscimento della professionalità del personale e la formazione sono passi da compiere.

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Titolo: Non oscuriamo Internet!...ma neanche la nostra capacità di difesa dalle ambiguità.
Autore: Letizia Petroni
Data: 24 giugno 2002

L’organizzazione delle informazioni su Internet è oggi completamente diversa rispetto ad un passato in cui le conoscenze venivano trasmesse in maniera lineare, gerarchica e controllata.
Internet ha rivoluzionato il modello sequenziale della scrittura e della stampa. La trasmissione dell’informazione è diventata reticolare, è il lettore a selezionare tra un’enorme mole di materiale reperibile on line e le sue scelte non sono altro che dei “click” su nodi di unità informative, attivati da pulsanti o da link.
Il rischio di disorientamento detto “cognitive overhead” (sovraccarico cognitivo) è evidente. Spesso scelte inoffensive provocano salti verso altre dimensioni, non sempre moralmente condivise.
Internet crea un lettore attivo, indipendente e libero ma nasconde anche molte insidie. Il rischio più grande è che la tecnologia possa oscurare la capacità di gestire le ambiguità. Un adulto cosciente è responsabile delle proprie scelte, poiché possiede la capacità di comprendere e decodificare i segni del “codice Internet”, ma i bambini? Amano giocare con il computer perché è uno strumento di esplorazione e comprensione del mondo dove è possibile prendere autonomamente tutte le decisioni. Le modalità di apprendimento del bambino sono infatti di tipo percettivo-motorio, basate sull’osservazione ed azione in situazioni di vita quotidiana.
I colori, i suoni, le immagini fisse o in movimento presenti sul web esercitano un grande fascino su i bambini perché questi amano giocare ed Internet diventa per loro un’esperienza divertente, legata allo spirito di ricerca. È un mezzo di conoscenza che apre la mente al contatto con culture diverse in un’ottica di rispetto e democrazia. Internet è uno dei pochi luoghi dove razza, colore e religione non hanno importanza. Sminuire le potenzialità educative di Internet sarebbe un grave errore così come sarebbe inutile ignorare l’attrattiva che questo mezzo esercita sui giovani.
Una recentissima ricerca presentata dal Censis sui media e minori nel mondo, fornisce dati significativi: il tempo complessivo dedicato dai minori europei ai media ammonta a 4 ore e 15 minuti al giorno e il 25% arriva a 5 ore e 15 minuti. Genitori ed insegnanti temono gli effetti psicologici e culturali dei media sui minori e questi timori non sono infondati.
Ricerche mediche dimostrano che “una fruizione troppo assidua di contenuti mediocri può avere una serie complessa di effetti: da quelli di interesse medico (posture errate, soprappeso) a quelli psicologici (isolamento, percezione romanzata della realtà, assuefazione alla violenza), a quelli culturali (senso estetico elementare, povertà linguistica, stereotipi sessuali, limitazione dell’esplorazione conoscitiva individuale - cfr. Censis, Media e Minori nel mondo, 2002).
Risulta quindi urgente stabilire delle regole nell’accesso alle informazioni e monitorare il materiale della rete non adatto ai minori.
Il limite tra censura e regolamentazione è spesso difficile da gestire e le opinioni sono contrastanti: da un lato si vogliono difendere la storia e le potenzialità di un mezzo in continuo sviluppo, ma dall’altro c’è anche chi si rende conto della condizione di completa anarchia del settore. I minori dovrebbero essere tutelati dalle strumentalizzazioni e aggressioni telematiche. Ogni società civile dovrebbe tutelare il diritto di difesa da ogni violenza psicologica.
Se sulla rete un bambino lasciato solo, può vedere immagini di qualsiasi tipo, è anche vero che su Internet i genitori possono trovare siti che forniscono aiuti concreti.
È oggi possibile usare dei filtri “proteggi bimbo” che impediscono la visione di siti contenenti pornografia, violenza e pedofilia.
All’indirizzo www.davide.it  si ha la possibilità di usufruire gratuitamente (previa iscrizione) di un servizio di accesso protetto ad Internet. Altri filtri contro la pornografia in rete sono presenti su http://www.netnanny.com/ , www.cyberpatrol.com e www.surfcontrol.com .
In attesa di normative precise su una regolamentazione dell’accesso ai siti pornografici, è importante informarsi sulle leggi vigenti e sugli strumenti che un genitore ha, per tutelare i propri figli.
La Legge 3 agosto 1998 n 269 stabilisce norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù.
Dopo l'art 600 del Codice penale, gli articoli da 600 bis a 600 septies, sanzionano in modo specifico lo sfruttamento dei minori. L’articolo n.3 di tale legge, 600 ter, afferma:
” Chiunque sfrutta minori degli anni diciotto al fine di realizzare esibizioni pornografiche o di produrre materiale pornografico è punito con la reclusione dai sei ai dodici anni e con la multa da lire cinquanta milioni a cinquecento milioni”.  
Analoghe pene sono poi previste per chi distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori di anni 18.
Si possono leggere gli articoli all’indirizzo: www.edscuola.it/archivio/norme/l269_98.html.
Informarsi è indispensabile. “Tolleranza zero” anche alla mancanza di informazione.
Esistono siti che forniscono guide per i genitori, su come gestire Internet in famiglia. Un esempio è il sito: www.keycomm.it/geninternet/intro.htm, ma ce ne sono molti altri in rete. Un sito dove è possibile spiegare ai bambini quali sono i pericoli di Internet è http://disney.go.com/cybersafety/. Il sito è in inglese, ma attraverso cartoni animati (comprensibili anche dalle sole immagini presenti), vengono descritti ai bambini i pericoli nell’usare, ad esempio,  una chat. Il lupo cattivo tenta di carpire informazioni da un pc avvalendosi della sua furbizia e dell’ingenuità del bambino. Vengono presentate diverse possibilità di risposta alle provocazioni. Il bambino sceglie e vengono mostrate le conseguenze dovute ad atteggiamenti sbagliati come quello di fornire indirizzi on line. Un altro episodio mostra i pericoli nello scaricare giochi di dubbia provenienza ed un terzo episodio “insegna” come sia pericoloso non rispettare la “Netiquette” (le regole di un giusto comportamento nell’uso di Internet).
Il bambino viene cioè guidato nella scoperta del giusto percorso da seguire.
È da ricordare, che tali strumenti sono utili, ma è responsabilità dei genitori e della scuola quella di “insegnare” ai ragazzi come pensare criticamente, “spiegare” quali sono i meccanismi commerciali nascosti in certi siti pornografici e soprattutto “spiegare”come comportarsi in situazioni di ambiguità.
La libertà di ogni individuo si manifesta nell’esprimere il proprio giudizio ed i propri gusti, ma non devono essere i bambini a restare incatenati da meccanismi ambigui.  L’informazione è la prima fonte di crescita per ogni individuo ma è il pensiero critico a creare le idee.
Diamo ai bambini gli strumenti per capire, ma soprattutto, diamo forma agli strumenti tecnologici  e usiamoli in maniera ragionata.
Internet può essere utilizzato nella scuola per scopi formativi. Le potenzialità di questo mezzo sono enormi: con Internet si può fare ricerca, si possono realizzare giornalini elettronici e presentazioni multimediali, e ancora, si può rompere l’isolamento della scuola esplorando fonti di informazioni esterne, si possono scaricare softwares didattici, imparare l’inglese leggendo giornali stranieri, ascoltando musica, comunicando direttamente con altri studenti di lingua straniera attraverso le mailing lists e i newsgroups.
La tecnologia è solo un mezzo, può essere utilizzata per scopi educativi ma può essere anche un’arma illecita. Difendersi è un diritto, ma è un diritto anche quello di avere i mezzi per crescere a livello intellettuale in un mondo tecnologicamente avanzato.

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Titolo: Forse la new economy non è così new!
Autore: Gianluigi Paganelli
Data: 27 febbraio 2002

Le vicende connesse alla riorganizzazione aziendale che ha interessato i lavoratori del portale Virgilio.it hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica l'ennesimo episodio di esuberi del personale e di possibili licenziamenti, ai quali ha fatto da contorno l'immancabile scenario di agitazioni sindacali, scioperi ed altre manifestazioni dì protesta.
Ma se si tratta dell’”ennesimo" episodio, perché parlarne?
Perché questa vicenda, rispetto a tante altre ad essa simili, ha direttamente riguardato un' azienda della net economy, cioè di quello che viene considerato - a torto od a ragione - il settore produttivo più giovane, più innovativo, più dinamico dell'economia, nazionale ed internazionale; e perché in questo settore si stanno manifestando le avvisaglie degli stessi fenomeni che, da tempo, caratterizzano l'old economy, degli stessi problemi che affliggono le imprese dei settori produttivi che potremmo definire "classici".
D'altronde, old ovvero new economy, industria "tradizionale" oppure information technology, si tratta pur sempre di posti di lavoro, di risorse umane e di questioni sociali; e quindi di bisogni, aspettative, valori ed esigenze di tutela, che sono comuni e trasversali ai diversi settori economici.
Perciò, se da un lato è vero che i lavoratori della net economy possono godere di una situazione di particolare favore in quanto operano in un settore produttivo in espansione e il cui peso è destinato a crescere in futuro, dall'altro è altrettanto vero che non debbono, perciò, rinunziare alle tutele ed ai diritti che ad essi spettano, alla pari di tutti gli altri lavoratori, assumendo a proprio carico rischi che devono essere propri delle aziende e/o della collettività.
Infatti, in tale settore, nonostante gli elementi positivi che lo contraddistinguono, vi sono anche aspetti negativi non trascurabili quali:
· un ridotto tasso di sindacalizzazione;
· l'assenza di una contrattazione collettiva adeguatamente strutturata;
· una forte/significativa prevalenza di forme di lavoro atipico, precario, parasubordinato ecc.;
· la mancanza di adeguati ammortizzatori sociali ed una carente od inadeguata situazione assistenziale/previdenziale.
Forse alcuni di questi aspetti negativi sono anche quelli che hanno consentito al settore di espandersi rapidamente, di generare forti profitti, di incrementare il tasso di occupazione nazionale creando un buon numero di posti di lavoro; ma se, in tempi di vacche grasse, tutto fila a meraviglia (come è normale), cosa potrà accadere in una fase di crisi, di stasi, di rallentamento (e qualche avvisaglia la vicenda di Virgilio.it ce l 'ha fornita)?
E' vero, infatti, che il settore della net economy può essere paragonato ad un gigante, ma non vorremmo che esso abbia i piedi di argilla e che, alla fine, crolli sulle teste dei lavoratori.
E' quindi necessario intervenire su quei punti di debolezza (di potenziale debolezza), appena individuati, al fine di delineare con sufficiente tempestività linee di "governance" del settore -ovviamente riferite alla gestione dei rapporti di lavoro ed al sistema delle relazioni industriali - e dare anche ai lavoratori della net economy certezza dei propri diritti ed adeguati strumenti di tutela e garanzia.
Il tutto opportunamente definito e "tarato" sulle specificità del settore e tenendo conto delle più recenti linee di tendenza del mondo del lavoro e delle relazioni industriali: perché, se la net economy è moderna ed innovativa, altrettanto moderni ed innovativi debbono essere l'approccio ai problemi, gli strumenti di gestione e le soluzioni.
Anche da queste riflessioni è nata ANLUI (www.anlui.org): il suo progetto, che racchiude e condensa una serie di obiettivi che vi ruotano attorno, è quello di dare al settore un unico contratto collettivo nazionale di lavoro nell'ambito di un sistema, organico di contrattazione nazionale ed aziendale. Il contratto unico sarà poi l'occasione per avviare una riflessione anche su quelle tematiche (ammortizzatori sociali, tutele previdenziali ed assistenziali) la cui definizione non è di diretta competenza delle parti sociali.
ANLUI vuole quindi raccogliere un testimone lasciato (distrattamente o negligentemente) a terra e porsi come "pivot" di una partita tutta da giocare facendosi promotrice di un tavolo negoziale, aperto a tutte le parti interessate, per porre le premesse di tale progetto e svilupparlo in tutte le sedi (politiche, amministrative ed ovviamente negoziali) coinvolte.
Perché ciò che rischia di essere un gigante dai piedi d'argilla possa in realtà divenire un uomo d'acciaio nel corpo, nel cuore, nella mente.

(*) L'A.N.L.UI., per garantire al massimo l'obiettività dell'informazione, lascia ampia libertà di trattazione agli autori degli articoli, anche se non sempre può condividerne le opinioni. Gli articoli, scritti inediti, investono la diretta responsabilità dell'autore, rispecchiandone le idee personali.